La pandemia Covid -19 ha messo e mette tuttora a dura prova tutti noi individualmente, nelle nostre famiglie e nelle nostre società. È innegabile che sia stata un volano di grande cambiamento (negativo e positivo in molti casi) delle nostre società e delle nostre abitudini di vita. Sebbene parzialmente identificate, le generali misure di distanziamento sociale e di protezione individuale in questa seconda fase di convivenza con il virus avranno un forte impatto sui nostri stili di vita che dovranno necessariamente cambiare per i prossimi due o tre anni se non permanentemente. Tornare ad una “nuova normalità” non sarà facile perché comporterà radicali cambiamenti e un generale ripensamento delle nostre azioni. Tantissime le iniziative che dal basso hanno risposto a bisogni collettivi di natura economica, sociale e di salute in questo periodo. Tante le reti, le risposte di solidarietà e le comunità di pratica create di fronte alle molte privazioni cui i cittadini sono stati sottoposti.
E allora perché non ripensare le nostre progettualità, società, l’ambiente, gli spazi di aggregazione, i modelli di sviluppo urbano ed economico-sociale della città e dei cittadini, i servizi essenziali (sanità, scuola), la mobilità, la cultura, sulla base di questi necessari cambiamenti e con l’obiettivo unico di massimizzare la partecipazione civica e l’impatto positivo sui cittadini? La “nuova normalità” non può e non deve essere la stessa del periodo antecedente al virus.
Vi proponiamo alcune riflessioni ai tempi del distanziamento sociale:
- I diritti e la partecipazione
Il virus ha limitato le nostre libertà individuali (di movimento, di associazione, di utilizzo del tempo libero, di consumo, di privacy) e sociali a partire dalle modalità di partecipazione del cittadino alla vita pubblica. Mai come in questo periodo le generazioni Erasmus o i millenials, i bambini, gli anziani e i cittadini tutti ne hanno sofferto. Di fronte alla minaccia del virus il cittadino ha delegato le decisioni più importanti allo Stato alla ricerca di sicurezza e protezione sociale. La pandemia ha favorito la creazione di un potere nuovo senza limiti spesso che ha portato ben 84 Paesi nel mondo ad adottare leggi eccezionali dando spazio e alibi a dittatori e autocrati anche in Europa.
La democrazia e la partecipazione nel nostro Paese non deve cedere mai a queste tentazioni populiste e ridursi a mera “biopolitica” ma ispirarsi sempre ai principi fondatori della nostra Costituzione democratica tenendo sempre vigile la coscienza civile e la libertà di espressione dei propri cittadini.
L’esplosione della comunicazione digitale ci ha aiutato a creare spazi, idee e tempi per condividere l’informazione e i dati, per proseguire la fornitura dei servizi essenziali, per produrre coesione e capitale sociale e esperimenti di cittadinanza attiva ma ha anche escluso molti cittadini, i più poveri, i più fragili, gli analfabeti digitali, gli studenti senza mezzi, le famiglie numerose, i migranti, gli anziani, aumentando le diseguaglianze economiche e sociali.
Non si riuscirà più ad incontrarsi in una piazza, in un’aula pubblica o a casa di amici e colleghi e saremo davvero tutti costretti a divenire utilizzatori in esclusiva della comunicazione digitale e dei social?
Perché non provare a pensare il futuro con strategie molteplici che consentano a tutti di accedere in modo diretto o indiretto al dibattito e alle decisioni che riguardano la propria città, regione e il proprio Paese?
Perché non costruire sulle reti di quartiere, di associazioni, di istituzioni e comunità di pratica create in questo periodo nella nostra città per raggiungere anche i più vulnerabili ed esclusi e ripensare la città in direzione di una rinascita partecipata? - L’economia e la transizione ecologica
I moniti sul legame tra sfruttamento dell’ambiente e pandemie di molti scienziati, intellettuali, filantropi e di movimenti internazionali (Fridays for future) sono stati sempre marginalizzati negli ultimi 10 anni (dopo la crisi del 2008) in nome di un appello alla crescita finanziaria mondiale e alla globalizzazione ritenuta necessaria e inevitabile. La Pandemia ha portato alla luce tutte le vulnerabilità di questo sistema rialzando confini e barriere tra stati e individui e come direbbe Albert Einstein “la modernità – così come concepita finora- ha fallito. Bisogna costruire un nuovo umanesimo altrimenti il Pianeta non si salva”.
La ripresa dall’attuale crisi dovrà passare per una strategia economica basata su un’innovazione coraggiosa oltre che sul sostegno alle piccole e medie imprese, su investimenti green, su piani di lotta al cambiamento climatico, sul rispetto della biodiversità, sulla trasformazione dei sistemi agro-alimentari così importanti per il nostro territorio contribuendo a creare società più resilienti.
Una transizione ecologica quindi che preveda la riconversione del settore energetico in energie rinnovabili a impatto zero e l’adozione di un’economia circolare che dia seconda vita ai nostri rifiuti.
Per la nostra città perché non prevedere un “Latina green deal” che ripensi la mobilità e lo sviluppo urbano con un piano a favore di una maggiore pedonalizzazione, di piste ciclabili a doppio senso, a zone 30, strade ad una corsia, ad una valorizzazione e manutenzione di aree verdi della città, ad una maggiore frequenza dei mezzi Cotral incentivando il Trasporto Pubblico Locale, alla tutela assoluta e senza deroghe del patrimonio naturalistico, artistico e archeologico del nostro territorio, ad incentivi per un turismo locale responsabile. - I servizi essenziali
Nella fase post-pandemica anche il lavoro sarà diverso con la riconversione ad una modalità SMART dell’organizzazione per molte professioni e in parte per servizi essenziali come la scuola, la formazione, la cultura. La digitalizzazione degli individui e delle imprese sarà una necessità anche per il nostro territorio affiancato dal necessario sostegno ai redditi.
La richiesta di protezione sociale dei cittadini aumenterà con grande ripensamento dei servizi sanitari in primis e dei servizi essenziali in genere che vanno concepiti come veri “creatori di valore” (e non solo l’industria finanziaria) in un’ottica economica.
L’Europa probabilmente ci verrà incontro ma il problema non sarà la liquidità come molti affermano ma la capacità di investirla in modo lungimirante per la creazione di società resilienti. La pandemia ha creato molta energia creativa da parte dei giovani in particolare, carica di desiderio di una nuova etica pubblica e di una nuova convivenza. Diamo spazio a questa richiesta affinché questa nuova etica diventi realtà nella nostra società.
I bambini e i ragazzi, soprattutto quelli in condizione di svantaggio economico e sociale o di disagio familiare stanno pagando a caro prezzo la chiusura di tutti gli spazi educativi e di socialità e formazione.
Ripensiamo allora da qui a settembre una molteplicità di spazi – aule, cortili delle scuole e dei nidi, parchi attrezzati, oratori, case di quartiere, ludoteche ove piccoli gruppi possano incontrarsi in sicurezza insieme ad educatori per una sorta di “estate ragazzi” diffusa.
Ripensiamo i luoghi della convivenza e dell’intrattenimento come spazi aperti per la fruibilità della cultura nell’era del distanziamento sociale, fatta di arene, spettacoli all’aperto, festival estivi all’aperto insieme alla riconversione al digitale del sistema museale e della fruizione tradizionale in sicurezza.
La nostra amministrazione ha creato strumenti come il Patto Latina per Latina per affrontare questa fase: è nostro auspicio che l’obiettivo ultimo sia una rinascita della città in direzione non solo di una ripresa
economica, speriamo nuova, ma di una maggiore resilienza e partecipazione diffusa in modo necessariamente “ripensato”. La delega alle regioni (i “governatori”) e allo stato centrale del processo decisionale sulle misure prese e da intraprendere ha limitato l’azione dei sindaci che a nostro avviso rimangono i veri conoscitori del territorio e che la progettazione della rinascita urbana e cittadina deve vedere come protagonisti insieme alla cittadinanza in modo inclusivo e partecipato.
Conclusione
L’Urban Center Latina vuole condividere con i propri soci e collaboratori, con il mondo dell’associazionismo, con le istituzioni, con i portatori di interesse e i cittadini tutti queste brevi riflessioni e stimolare un dibattito seppur parziale perché tante le questioni da affrontare, nella ricerca di proposte e di progettualità alla città che possano conciliare la fedeltà a principi democratici di libertà e partecipazione con la fase di convivenza con il virus che affronteremo.
Contribuite con la vostra esperienza alla creazione di questo nuovo pensiero e a questa nuova progettualità.