L’assessore al “Governo del territorio” Francesco Castaldo ci chiede di aiutarlo a sgombrare dubbi ed errate interpretazioni che in questi giorni girano sulla stampa locale a proposito della Legge regionale sulla “Rigenerazione urbana”.
Ecco la risposta dell’assessore:
La legge della Regione Lazio sulla rigenerazione urbana può essere considerata un tentativo di convertire le pure logiche di sviluppo edilizio inteso come volano dell’economia che da oltre venti anni caratterizzano il nostro paese attraverso i piani casa regionali, in una visione più ampia delineata dalle molteplici finalità riportate nell’art.1 della stessa legge. Finalità del tutto coerenti con una concezione di governo del territorio che nella disciplina urbanistica si è ormai consolidata.
Tuttavia, la legge nel suo complesso, al di là di alcuni elementi innovativi riguardanti il governo della rigenerazione edilizia, non offre strumenti innovativi di governo del territorio rimandando per gli aspetti di programmazione della rigenerazione urbana allo strumento dei programmi integrati di cui alla legge regionale n.22 del 1997. Si può dunque affermare che la legge della rigenerazione urbana per raggiungere le finalità che si propone necessita di essere affiancata dal corretto svolgimento dell’attività di pianificazione urbanistica, legata a strumenti di piano aggiornati e facilmente gestibili.
L’art. 1 “Finalità e ambito di applicazione”, stabilisce con chiarezza che l’applicazione della LR7/17 avverrà su parti del territorio, porzioni di territorio urbanizzato e non su tutto il territorio comunale, ed in questo senso é lecito non classificarla come una nuova legge urbanistica regionale come la LR 38/1999 (che forse da molto, troppo, tempo, se ne aspetta un aggiornamento e una sua revisione).
In merito agli interventi di cui all’ art. 3, vale la pena precisare che il Consiglio Comunale ha semplicemente applicato i dettami previsti dalla LR 7/2017. Un’alternativa a tale procedura sarebbe la formulazione di un nuovo strumento di pianificazione, per il quale l’amministrazione ha avviato gli studi e le analisi preliminari, ma che non è oggetto della LR 7/2017.
E comunque vale la pena rammentare quanto previsto in particolare, al comma 1 dell’ art.3 “I comuni, con una o più deliberazioni di consiglio comunale, individuano, anche su proposta dei privati, ambiti territoriali urbani nei quali, …, sono consentiti…, interventi di ristrutturazione edilizia e urbanistica o interventi di demolizione e ricostruzione degli edifici esistenti con il riconoscimento di una volumetria o di una superficie lorda aggiuntive rispetto a quelle preesistenti nella misura massima del 30 per cento”.
Viene quindi introdotta la dizione di ristrutturazione urbanistica, che contempla gli interventi rivolti a sostituire l’esistente tessuto urbanistico-edilizio con altro diverso, mediante un insieme sistematico di interventi edilizi, anche con la modificazione del disegno dei lotti, degli isolati e della rete stradale. Tali procedure non possono che essere attivate che con strumenti attuativi indiretti (PRINT o permessi di costruire convenzionati) per i quali la valutazione di interesse pubblico deve essere prioritaria ai fini del perseguimento degli obiettivi di legge.
Non si é mai affermato che gli interventi diretti saranno gli unici possibili, anzi al contrario, si é sempre sostenuto il ricorso a permessi di costruire convenzionati, o nel caso di tessuti edilizi, di strumenti attuativi e/o PRINT.
Inoltre, prioritariamente all’individuazione degli ambiti, sono state individuate e definite 4 città, che compongono il tessuto delle porzioni di territorio urbanizzato: Latina Centro, Latina scalo, Marina di Latina e i Borghi; ognuna con specifiche caratteristiche e relative criticità, anche nei rapporti di interconnessione tra loro. Gli ambiti individuati, sono quelli che l’Amministrazione, attraverso una serie di analisi e criteri, ha ritenuto individuare come “primi” ambiti di intervento, escludendo gli altri per opportune considerazioni riportate nei documenti di analisi. Gli ambiti, infatti contemplano le parti di territorio urbanizzato, scevre da vincoli, su cui sarà possibile delocalizzare gli interventi di trasformazione.
E così se per Latina centro la delocalizzazione potrebbe agevolare la possibilità di realizzare il by pass infrastrutturale previsto dalla pianificazione vigente, per la Marina di Latina, l’opportunità di delocalizzazione favorisce la rivalutazione ambientale e naturalistica delle aree a ridosso della strada lungomare, prevedendo processi di demolizione e ricostruzione al di fuori delle aree a maggior sensibilità ambientale, per favorire un’ampia dotazione di aree a standards. L’Amministrazione ha fornito un quadro di coerenze in cui operare gli interventi di demolizione e ricostruzione di singoli manufatti e/o interi isolati (all’interno degli ambiti, come previsto dalla LR 7/2017). Nessun “tradimento” quindi della città pubblica ma anche le proposte presentate dai privati verranno attentamente vagliate e valutate in base al criterio del bene collettivo e dell’interesse pubblico, ai fini dell’innalzamento della qualità urbana. Le aree liberate e cedute (come previsto all’art. 8 della LR 7/2017) saranno determinanti per la realizzazione di opere pubbliche, standards, orti urbani, in connessione alle ambientazioni e naturalizzazioni previste, al recupero dei valori storici e di significato dei luoghi, alla dotazione dei sottoservizi, su cui innescare i successivi processi rigenerativi (per questo si é parlato di “rammendare” scomodando l’arch. Renzo Piano).
L’aver individuato gli “ambiti”, di cui all’art. 3, non preclude che all’ interno di essi si possano eseguire interventi ai sensi dell’art. 2 per il quale non é prevista specifica Delibera di recepimento. Il comma 1 dell’art. 2 riporta: Nelle porzioni di territorio urbanizzate di cui all’articolo 1 sono consentiti, anche attraverso il coinvolgimento di soggetti pubblici e su proposte dei privati, programmi di rigenerazione urbana costituiti da un insieme coordinato di interventi urbanistici, edilizi e socioeconomici…
È evidente che per l’avvio dei programmi di rigenerazione urbana le proposte di privati sono determinanti ed indispensabili anche se subordinate al coinvolgimento dell’Amministrazione Comunale, cui spetterà sempre la decisione finale sulla bontà della proposta. Nelle intenzioni del legislatore, infatti, si fa riferimento a contesti urbani in situazione di criticità e degrado, alludendo al patrimonio edilizio e artigianale/industriale dismesso o inutilizzato, o comunque a tessuti da riqualificare attraverso un insieme coordinato di interventi urbanistici, edilizi e socioeconomici. Appare, quindi, una volta per tutte, evidente che il passaggio in Consiglio Comunale per quanto riguarda l’art. 2 è riferito alle singole proposte dei privati, che l’Amministrazione perseguendo le finalità di legge e prioritariamente l’interesse pubblico vorrà approvare, e non necessitano di una apposita delibera, ma di singoli provvedimenti e procedure per ogni proposta presentata.
Va detto, che le delibere adottate rappresentano solo il primo passo necessario per l’avvio di un ripensamento della città ed il perseguimento di un Benessere Equo e Sostenibile per l’intera collettività, e non rappresentano una rinuncia al “progetto” di fatto già avviato con la DCC n. 84/2018, di indirizzo, con la quale si sono individuate alcune parole d’ordine significative ed importanti come: riduzione consumo di suolo, recupero di spazi e luoghi identitari, salvaguardia della biodiversità, tutela delle vie d’acqua, dei paesaggi identitari, incremento del verde, mobilità dolce.
Infatti i programmi integrati non consentono di ottenere buoni risultati se non sono inseriti all’interno di un quadro programmatico o almeno di un disegno strategico che ne permetta l’implementazione in termini di qualità urbana attraverso accordi con i privati che garantiscano effettivamente l’interesse pubblico. Nel caso di Latina, come noto, la costruzione del quadro programmatico è particolarmente difficile a fronte di un PRG cogente ormai obsoleto e delle vicende giudiziarie riguardanti molti dei suoi strumenti attuativi. L’Amministrazione Comunale ha dunque scelto di attuare la legge di rigenerazione urbana attraverso due fasi: la prima relativa alla predisposizione di tutti gli adempimenti indispensabili per rendere effettivamente operative le norme degli artt. 3, 4 e 5 della legge; la seconda, necessariamente differita nel tempo, che inserirà organicamente la programmazione della rigenerazione urbana costituita da un insieme di programmi integrati, all’interno delle linee di assetto del territorio che saranno definite attraverso un processo di pianificazione strategica, in parte già avviato.
In questo modo i programmi integrati di rigenerazione urbana potranno diventare un vero strumento della pianificazione urbanistica e non solo un supporto al rinnovo edilizio, pur importante, ma che fuori da un quadro strategico rischia di seguire le logiche della rendita fondiaria piuttosto che contribuire ad una reale sostenibilità dello sviluppo di Latina.
Al piano strategico spetta dunque il compito di definire, attraverso un processo partecipato teso a coinvolgere tutte le componenti della società civile e le istituzioni interessate direttamente o indirettamente alle trasformazioni territoriali, delle linee di assetto basate su principi e visioni di futuro quanto più possibile condivisi. Per raggiungere questo obiettivo occorre l’impegno di tutti quelli che hanno a cuore Latina e il suo territorio ed in particolare dei tecnici che operano nell’edilizia e nella pianificazione territoriale e urbanistica. L’Amministrazione é pienamente consapevole che la pianificazione territoriale e urbanistica è fatta anche di idee e intuizioni ma che queste ultime non hanno nessuna possibilità di essere efficaci se non sono collocate in processi collettivi di elaborazione, condivisione e gestione.
Infine va sottolineato che gli elaborati allegati alle delibere adottate in Consiglio Comunale, sono stati l’esito delle attività svolte egregiamente dall’Ufficio di Piano sulla base di una ricognizione analitica dello stato di fatto cartografico e degli atti di pianificazione vigenti, che ha condotto all’elaborazione di una tavola di sintesi, tenendo conto di quelle procedure e progetti già avviati (soprattutto UPPER tra gli altri) al fine di definire un quadro prioritario (e non certo definitivo) per l’individuazione degli ambiti di cui all’articolo 3.
In conclusione in risposta ai vari commenti di stampa di questi giorni appare appropriato citare una frase di Zenone di Cizio, filosofo greco fondatore dello stoicismo: “La ragione per cui abbiamo due orecchie ed una sola bocca è che dobbiamo ascoltare di più, parlare di meno”.
Assessore al Governo del Territorio
arch. Francesco Castaldo